Gennaro Picinni (Bari, 20 luglio1933) è un pittoreitaliano di fama nazionale.A partire dagli anni cinquanta Picinni da grande impulso alla propria vena artistica, partecipando a diverse competizioni a livello provinciale che accrebbero la sua fama di pittore. Nei primi anni si dedica alla realizzazione di opere dai toni surrealistici e astrattistici. Per tutti gli anni sessanta e anni settanta instancabile percorre la strada del successo. Al culmine della sua carriera, essendosi dedicato alla pittura a soggetto religioso, alcuni suoi dipinti sono entrati nelle bacheche dei musei vaticani.

Mauro Picinni Leopardi «QUETZAL» (da QUETZALCOATL, il mitico serpente piumato, antichissima divinità della mitologia mesoamericana, nonché uccello tropicale dalle piume multicolori) è nato a Bari il 3 agosto del 1959. Figlio d’Arte, conclude gli studi classici e si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. Contemporaneamente inizia a viaggiare (Stati Uniti con frequenti soggiorni sempre più prolungati in Messico, Guatemala, Perù). Da questi viaggi trae suggestioni che lo portano a esprimere le proprie emozioni attraverso una produzione letteraria in versi ispirata da poeti e scrittori della «Beat-Generation». Nello stesso tempo incomincia a disegnare con una cifra ispirata alle matrici Atzeco-Maya. Sono disegni dal tratto nero, deciso, senza ripensamenti, che riflettono la lezione di Mirò e Klee con una figurazione però imperniata sulla tematica dei «Totem» precolombiani. Figure emblematiche questi Totem, contornati da una vasta cornice di animali mitici e da una intricata vegetazione che si traducono in immagini di ornamento e di fiaba. Nel 1987 decide di abbandonare definitivamente la carriera forense e di dedicarsi completamente alla pittura. Attualmente è in una fase di ricerca personalissima, dove, ad un segno nero dominante si unisce un largo uso di colori primari puri e di forte impatto cromatico che campeggiano ora su fondi bianchi lattiginosi, ora su calde distese di ocra solare misto a sabbie del deserto, o su azzurri intensi in cui il colore si frantuma in mille goccioline con effetti da «Emulsione Galattica». «Non penso di essere un poeta o uno scrittore – egli dice – e forse neanche un pittore. Io penso di aver semplicemente sollevato un coperchio, quello che ne è venuto fuori non e propriamente mio ma appartiene a tutte le creature di questo mondo meraviglioso. Per me l’artista è come una antenna che capta delle frequenze, delle vibrazioni che galleggiano nell’aria, traducendole in qualcosa di più facilmente percepibile dalla sensibilità umana. Penso infatti che in fondo l’Arte sia questo: rendere manifesto ciò che è oscuro. Nel senso cioè di rendere riconoscibile il Mistero, lo stupore, la meraviglia, lo stato di grazia che pervade l’Universo e che difficilmente riusciamo a riconoscere, a riportare a galla, anche se è parte di noi…